Mi chiamo Alessandra Cibelli.

Sono nata a Salerno nel 1981 e all’età di 13 anni mi è stato diagnosticato il sarcoma di Ewing.

Mi piacerebbe svegliarmi un giorno e poter dire che è stato solo un brutto sogno: questo pensavo nel novembre del 1994.

Era il 5 agosto dello stesso anno, i miei genitori stavano traslocando e ho pensato di rendermi utile. Mentre scendevo le scale con un porta-telefono dell’epoca, sono inciampata e ho preso una storta. Nulla di grave, mi faceva male il polpaccio e a casa mi curarono con creme e antinfiammatori. Dopo un mese però, la gamba era ancora dolorante, il muscolo gonfio ed io ero febbricitante.

A quel punto, mio padre decise di portarmi al pronto soccorso dell’ospedale di Salerno. I medici sottovalutarono i sintomi ma lui si impose ed ottenne che mi venisse fatta una radiografia alla gamba sinistra.

Me lo ricordo quel farfugliare, quel bisbigliare tra i dottori dall’aria un po’ smarrita: “Dobbiamo far vedere le radiografie al primario”, ci dissero.

Dopo svariati consulti, il primario chiamò in disparte mio padre e mia nonna Maria, sempre onnipresente: “Signor Cibelli, sua figlia deve sottoporsi all’ago aspirato e alla decorticazione dell’osso perone”.

La diagnosi fu inclemente: avevo un tumore maligno chiamato sarcoma di Ewing.

Il ricovero all’istituto Rizzoli fu immediato. Ricordo che ci accompagnò un caro amico di papà.

Sono stata operata il 2 febbraio del 1995 dopo aver affrontato tre cicli di chemioterapia. Durante il percorso di cura, mi piaceva disegnare animali immaginari capaci di volare senza ali e attraversare oceani colorati con i gessetti.

Dopo cinque anni di follow up, seguendo il protocollo, la malattia è sparita.

Oggi ho 40 anni e ne sono passati 27 dalla mia guarigione. Sono sposata con Vincenzo e ho tre figli meravigliosi che adoro e che mi adorano: Eleonora, Giulia e Giovanni.

Sicuramente la bravura e la professionalità di professori, medici e infermieri dell’istituto ortopedico Rizzoli, dopo avermi operata e curata, mi hanno portata a raggiungere l’obiettivo: salvare la mia vita da una infausta diagnosi che mi aveva dato ben poche speranze.

Un grazie particolare ai miei genitori e a nonna Maria che è volata in cielo quattro anni fa. Loro mi hanno dato la forza per attraversare il campo della battaglia ed uscire vincitrice dalla guerra.

Sono davvero contenta di poter manifestare tutto la mia gioia e far capire che oggi non è più come ieri. Dal sarcoma si guarisce ed io ne sono l’esempio.

Sono sicura che anche voi vincerete la vostra guerra come tanti altri bambini e bambine che stanno attraversando questo incubo.

Questa malattia oscura l’adolescenza ma non disperate, avrete la possibilità di raccontare la vostra storia perché riuscirete a guarire: vi penso spesso e prego sempre per voi.

Vi voglio bene, Alessandra.

[Sono un Osso Duro perché sono stata ricoverata al Rizzoli nel novembre 1994, operata nel febbraio 1995 e guarita definitivamente. Grazie al Prof. Campanacci, al Dottor Bacci, al Prof. Mercuri, al Dottor Donati, al Dottor Ferrara, al Dottor Biagini e al Dottor Manfrini]

Alessandra Cibelli